LA PREGHIERA di Kahlil Gibran

La preghiera
Le candele dei nostri sentimenti 1997 Maria Porrini

Sulla preghiera
-Kahlil Gibran

 

 

Allora una sacerdotessa disse: Parlaci della Preghiera.
E lui rispose dicendo:
Voi pregate nell’angoscia e nel bisogno, ma dovreste pregare anche nella pienezza della gioia e nei giorni dell’abbondanza.

Perché non è forse la preghiera l’espansione di voi stessi nell’etere vivente ?
Se riversare la vostra notte nello spazio vi conforta, è gioia anche esprimere l’alba del vostro cuore.
E se non potete fare a meno di piangere quando l’anima vi chiama alla preghiera, essa dovrebbe spingervi sempre e ancora al sorriso.
Pregando vi innalzate sino a incontrare nell’aria coloro che pregano nello stesso istante, e non potete incontrarli che nella preghiera.
Perciò la visita a questo tempio invisibile non sia altro che estasi e dolce comunione.
Giacche se entrate nel tempio soltanto per chiedere, voi non avrete.
E se entrate per umiliarvi, non sarete innalzati.
O se entrate a supplicare per il bene altrui, non sarete ascoltati.
Entrare nel tempio invisibile è sufficiente.
Con la parola io non posso insegnarvi a pregare.
Dio non ascolta le vostre parole, se non le pronuncia egli stesso attraverso le vostre labbra.
E io non posso insegnarvi la preghiera dei monti, dei mari e delle foreste.
Ma voi, nati dalle foreste, dai monti e dai mari, potete scoprire le loro preghiere nel vostro cuore,
E se solo tendete l’orecchio nella quiete della notte, udrete nel silenzio:
“Dio nostro, ala di noi stessi, noi vogliamo secondo la tua volontà.
Desideriamo secondo il tuo desiderio.
Il tuo impero trasforma le nostre notti, che sono le tue notti, in giorni che sono i tuoi giorni.

Nulla possiamo chiederti, perché tu conosci i nostri bisogni prima ancora che nascano in noi.
Tu sei il nostro bisogno, e nel donarci più di te stesso, tutto ci doni”.

Comunicazione nell’arte africana

L’Arte Negro-Africana è contemporaneamente tecnica e visione, artigianato e
profezia, identità di gesti materiali e di forze spirituali; è una
immersione nelle sorgenti divine dell’essere, e ripresa di contatto
dell’uomo con la natura.

Il fulcro degli interessi che ispirano l’arte africana è
costituito dalla rappresentazione della vita, intensa, forte, dinamica, in
quel rapporto di umano e sopra umano, di sensibile e sovrasensibile, che
sempre è presente nell’artista e nella sua comunità tribale.

Nell’arte africana, la realtà del mondo e la vita umana sono sempre
considerate in rapporto con la religione e la società: essa mette a contatto l’uomo con il
divino e racconta la storia della tribù , ne trasmette le credenze e i
valori, ha una funzione educativa.

Non è un’arte razionale, ma intensamente emotiva,
e si serve di elementi figurativi non per comprendere e studiare il
reale, ma per esprimere emozioni.

Essa è intensamente comunicativa e simbolica.

Non ama la forma armonica e aggraziata, frutto dell’intelletto o
del gusto estetico delle proporzioni, ma l’evidenziazione degli elementi che
considera essenziali.
Ogni sua sproporzione rispetto al reale ha un
significato simbolico.

Si esprime soprattutto nella scultura per la sua
incisività, la composizione è generalmente simmetrica, le figure sono
deformate, la linea è essenziale, le forme sono tendenzialmente geometriche
ma non razionali, il colore naturale, le campiture piatte o variegate. Non è
considerata la prospettiva e la luce. Il chiaroscuro non segue leggi
naturali.